Trattamento dell’acalasia
CHE COS’E’?
L’acalasia esofagea è una malattia, nella maggior parte dei casi, senza una causa nota che determina un mancato rilasciamento dello sfintere esofageo inferiore. Ciò determina una barriera al passaggio di alimenti solidi e liquidi nello stomaco con conseguente difficoltà alla deglutizione, dolore toracico, rigurgiti.
Il trattamento endoscopico dell’acalasia esofagea può essere di due tipi:
-iniezione della tossina botulinica, attraverso un ago, a livello dello sfintere esofageo inferiore che paralizza temporaneamente tale zona rilasciandola. Questo trattamento allevia i sintomi nel 65-90% dei casi nel breve termine ( da tre mesi a un anno) e quindi possono essere necessari ulteriori ritrattamenti.
-Dilatazione pneumatica: attraverso un pallone che viene gonfiato a livello dell’esofago, lo sfintere si rilascia progressivamente (sono necessarie solitamente più sessioni per alleviare i sintomi).
L’alternativa terapeutica al trattamento endoscopico è l’assunzione di farmaci che rilasciano lo sfintere esofageo inferiore anche se con una minor efficacia nel lungo termine e la miotomia chirurgica (taglio delle fibre muscolari dello sfintere), gravata da una certa percentuale di complicanze.
COME SI SVOLGE?
La procedura viene eseguita in regime di ricovero e tutte le informazioni necessarie al medico (malattie pregresse e in atto, farmaci assunti, pregressi interventi chirurgici, eventuali allergie, portatore di pacemaker) verranno raccolte prima dell’esame. E’ necessario il digiuno da almeno 12 ore e la rimozione di eventuali protesi dentarie. Alcuni farmaci (antiaggreganti, anticoagulanti) potrebbero essere sospesi qualche giorno prima dell’esame.
Al termine della raccolta di queste informazioni, Le verrà chiesto di firmare un consenso informato dove Lei dichiarerà di aver compreso eventuali rischi/complicanze della procedura, eventuali alternative diagnostiche/terapeutiche al trattamento proposto, conseguenze rispetto alla mancata esecuzione dell’esame.
La preparazione all’esame viene effettuata da parte di un infermiere che inserirà un catetere venoso per la somministrazione di farmaci e liquidi. L’esame viene eseguito in sedazione profonda (il paziente dorme ma è risvegliabile attraverso stimoli verbali) attraverso la somministrazione endovenosa di farmaci, di solito una combinazione di un farmaco sedativo (midazolam) con un narcotico (fentanyl) associati o meno al propofol. In alcuni casi (in base alla complessità della procedura e alle condizioni cliniche del paziente), la procedura potrà essere eseguito in anestesia generale con assistenza anestesiologica.
I suoi segni vitali (pressione arteriosa, saturazione dell’ossigeno nel sangue, frequenza cardiaca) verranno monitorati prima, durante e dopo l’esame. Il monitoraggio non è invasivo né doloroso. Un supplemento di ossigeno verrà somministrato attraverso un piccolo tubicino posto a livello del naso. La presenza dello strumento all’interno delle prime vie digerenti non interferisce con la respirazione che potrà avvenire attraverso il naso o la bocca.
La procedura ha una durata variabile dai 20 ai 30 minuti e generalmente richiede l’utilizzo dei raggi X.
COSA ASPETTARSI DOPO L’ESAME
Dopo l’esame sarà tenuto in osservazione presso il il Reparto dove è ricoverato fino al recupero dalla sedazione e al fine di rilevare l’eventuale comparsa di disturbi (dolore toracico, febbre, ecc...). La maggior parte dei pazienti tollera bene l’esame e riferisce al momento del risveglio un senso di spossatezza raramente, di nausea secondari alla somministrazione dei farmaci; potrà inoltre avvertire una sensazione di fastidio dovuto al passaggio dello strumento dalla gola e una sensazione di gonfiore all’addome dovuta all’insufflazione di aria nel corso dell’esame per distendere i visceri.
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