Ablazione con Radiofrequenza
HALO
CHE COS’E’?
L’ablazione con radiofrequenza è usata prevalentemente nel trattamento dell’esofago di Barrett, una patologia dell’esofago che deriva da un danno prolungato della mucosa esofagea con potenziale rischio di evoluzione neoplastica. L’alternativa terapeutica è il trattamento endoscopico (mucosectomia) o la terapia chirurgica (esofagectomia), che consentono di ottenere un campione istologico da analizzare, ma sono gravati da una certa percentuale di complicanze.
In alcuni casi trova impiego in patologie quali l’ectasia vascolare antrale gastrica e la proctite attinica come alternativa terapeutica a trattamenti convenzionali.
Il trattamento consiste nell’utilizzo di un pallone circondato da elettrodi ( o di una piastra di circa 20 mm) in cui passa corrente alternata che provoca la necrosi del rivestimento superficiale dell’esofago. In base all’estensione della patologia potrebbero essere necessarie più sessioni (di solito da 1 a 3) di trattamento per ottenere un risultato completo.
COME SI SVOLGE?
La procedura viene eseguita in regime di ricovero e tutte le informazioni necessarie al medico (malattie pregresse e in atto, farmaci assunti, pregressi interventi chirurgici, eventuali allergie, portatore di pacemaker) verranno raccolte prima dell’esame. E’ necessario il digiuno da almeno 12 ore e la rimozione di eventuali protesi dentarie. Alcuni farmaci (antiaggreganti, anticoagulanti) potrebbero essere sospesi qualche giorno prima dell’esame.
Al termine della raccolta di queste informazioni, Le verrà chiesto di firmare un consenso informato dove Lei dichiarerà di aver compreso eventuali rischi/complicanze della procedura, eventuali alternative diagnostiche/terapeutiche al trattamento proposto, conseguenze rispetto alla mancata esecuzione dell’esame.
La preparazione all’esame viene effettuata da parte di un infermiere che inserirà un catetere venoso per la somministrazione dei farmaci e liquidi. L’esame viene eseguito in sedazione profonda (il paziente dorme ma è risvegliabile attraverso stimoli verbali) attraverso la somministrazione endovenosa di farmaci, di solito una combinazione di un farmaco sedativo (midazolam) con un narcotico (fentanyl) associati o meno al propofol. In alcuni casi (in base alla complessità della procedura e alle condizioni cliniche del paziente), la procedura potrà essere eseguito in anestesia generale con assistenza anestesiologica.
I suoi segni vitali (pressione arteriosa, saturazione dell’ossigeno nel sangue, frequenza cardiaca) verranno monitorati prima, durante e dopo l’esame. Il monitoraggio non è invasivo né doloroso. Un supplemento di ossigeno verrà somministrato attraverso un piccolo tubicino posto a livello del naso. La presenza dello strumento all’interno delle prime vie digerenti non interferisce con la respirazione che potrà avvenire attraverso il naso o la bocca.
La procedura ha una durata variabile dai 20 ai 30 minuti secondo l’estensione della patologia e verrà eseguita sul fianco sinistro.
COSA ASPETTARSI DOPO L’ESAME
Dopo l’esame sarà tenuto in osservazione presso il Reparto dove è ricoverato fino al recupero dalla sedazione e per rilevare l’eventuale comparsa di disturbi (dolore toracico, febbre, dolore alla deglutizione, vomito, ecc...). La maggior parte dei pazienti tollera bene l’esame e riferisce al momento del risveglio un senso di spossatezza e, raramente, nausea secondari alla somministrazione dei farmaci; potrà inoltre avvertire una sensazione di fastidio durante il passaggio dello strumento dalla gola e una sensazione di gonfiore all’addome dovuta all’insufflazione di aria nel corso dell’esame per distendere i visceri.
Nelle ore seguenti sarà tenuto a digiuno per poi riprendere gradualmente una normale dieta.
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